Avanti. Salite pure sul carro dei vincitori, miseri ipocriti dalla coscienza
di catrame. Avete fatto di tutto per boicottarla e parcheggiarla nella
vostra stessa mediocrità. Ve ne siete fregati per anni, avete fatto
spallucce davanti al tradimento, avete voltato lo sguardo
mentre io vi chiedevo aiuto e i vostri simili le scippavano il futuro. E
ora fingete di emozionarvi, di tenerci, di aver sperato e lottato con
lei. Secondo quell'imbecille non-cultura dello sport per cui la pacchia
sarebbe il risultato, il premio, la vittoria. Di pubblico dominio come
la sua notizia. Ma là c'eravamo noi. I battiti impazziti, gli sguardi e
le parole che li hanno domati, la sinfonia di gambe e braccia che ne è
scaturita. Erano solo nostri. Esserci stati mentre tutto accadeva a
nessun altro che a noi. Noi i soli bersagli della prepotenza con cui i
sogni, a volte, si avverano senza preavvisi e mezze misure. Questa è la
ricompensa. Non un ciondolo di metallo finto, non un gradino di legno
numerato, non la bugia di un altoparlante innocente, non una coppa che
non vedrete mai. La verità incancellabile di quei momenti, la storia che
lì è culminata, le lacrime che sono sgorgate, hanno scavato solchi più
profondi della vostra meschinità. Non siete riusciti a spegnermi la
passione. Non siete riusciti a tarparle le ali. Non siete riusciti a
separarci.
Non vi dimenticheremo, ladri di vita e parassiti di
luce riflessa. Non per vendicarci, giacché nessuna punizione sarebbe
peggio dell'essere ciò che voi siete. Ma per tenere sempre a mente cosa mai e
poi mai dobbiamo diventare.
No comments:
Post a Comment